Perché ci si ammala di più in inverno? Uno studio pare averlo scoperto.
Ci avviamo con apprensione verso la stagione fredda, periodo in cui, statisticamente, aumenta il numero di persone che si ammalno, soprattutto rispetto al semestre caldo, per numerosi fattori. Quest’anno, naturalmente, l’attenzione è rivolta soprattutto al coronavirus, che sta già letteralmente paralizzando il sistema sanitario italiano e non solo. E siamo solo a fine ottobre.
Bisogna tuttavia ricordare, come sostenuto da un recente studio pubblicato sulla rivista Nature, che il COVID-19 non sarebbe stagionale come altri virus respiratori e che dunque ci si può facilmente ammalare anche in estate (come già accaduto anche se in misura ridotta).
Ma se non è un virus stagionale, perché ci stiamo ammalando già in autunno, con previsioni ancora peggiori per l’inverno? La risposta potrebbe essere più semplice di quanto si possa immaginare: siamo noi più deboli e più esposti alla trasmissione di tutti i virus, compreso il Sars-Cov-2.
Ma quali sono i fattori che contribuiscono alla diffusione dei virus? Temperatura, umidità e comportamenti di ognuno di noi influenzano un fondamentale meccanismo di difesa del nostro apparato respiratorio. Stiamo parlando delle cellule cigliate, collocate nella nostra trachea. Quest’ultima, trasporta, attraverso il muco, verso l’interno del nostro corpo, polveri e minuscoli corpi estranei, compresi virus e batteri. E queste cellule ci aiutano a eliminare (o comunque ad ostacolare) questa invasione.
E’ proprio il freddo a paralizzare, in qualche modo, tale apparato difensivo, immobilizzandolo. L’effetto negativo è determinato però non dal freddo, ma dallo sbalzo termico, che si verifica nel passaggio ad ambienti interni molto caldi e umidi, dove giocoforza incameriamo tutte quegli elementi negativi da cui le cellule cigliate non riescono più bene a difenderci. Succede anche al contrario: ovvero quando passiamo da ambienti riscaldati (l’aria secca ha lo stesso effetto del freddo sulle cellule cigliate) ad ambienti esterni umidi.
Non è infatti solo il freddo a bloccare il movimento che ci protegge: anche l’umidità ha un notevole impatto perché quando scende troppo (o sale troppo) blocca l’azione delle le cellule cigliate, come sostenuto da una ricerca condotta da Yale. La classica gola secca è espressione del blocco del meccanismo delle cellule cigliate e quindi della maggior suscettibilità delle persone all’attacco dei virus respiratori. L’esempio più lampante è quello della nebbia. Le particelle che stazionano per diverso tempo nell’aria, contenenti in questo caso anche i virus, riescono a penetrare facilmente nel nostro corpo, semplicemente respirando. Stessa cosa accade con le particellee di PM10, lo smog per intenderci. Non a caso i cinesi, usano la mascherina da anni, per via dell’inquinamento che si registra nelle grandi megalopoli.
PROSPETTIVE in ITALIA – E per quanto riguarda il clima italiano, in prospettiva invernale? Ribadiamo da giorni che, secondo le tendenze stagionali dei principali centri di calcolo, si va verso una stagione più calda del normale con temperature oltre la media di 1-2 gradi centigradi. Questo non significa che non ci potrebbero essere delle ondate di freddo sul nostro Paese, seppur fugaci, ma indica che tutto sommato vivremo una stagione “tranquilla” dal punto di vista del freddo. Per questo, potrebbe essere utile, seppur di poco, combattere l’avanzata del virus, anche se non basta. Come possiamo proteggerci? Scaldando il naso (con sciarpe o mascherine), utilizzando umidificatori di aria in casa, senza tenere i riscaldamenti altissimi. Proprio la sciarpa serve quindi a garantire il funzionamento ottimale dell’apparato mucociliare tenendo al caldo le vie aeree.