“Rischiamo una Caporetto e siamo solo ai primi di novembre: non abbiamo davanti i mesi estivi ma un lungo inverno e le complicanze legate anche all’influenza“: in un’intervista alla Prealpina l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso punta il dito sulla gestione dell’emergenza Coronavirus. “C’è un principio fondamentale per chi fa emergenza: bisogna sempre preoccuparsi dello scenario peggiore, pensare alla catastrofe“. “Bisognava attendersi un’onda d’urto del Covid di questa portata, non solo a parole, e bisognava ingaggiare il personale, migliaia di persone per condurre la tracciabilità dei contatti” e invece “è saltato tutto“.
“La necessità di luoghi di cura è diventata drammaticamente evidente. Che servano ospedali attrezzati è chiaro, così come è chiaro che non c’è più tempo di realizzarne di nuovi. Quanto alle critiche, anzi a ciò che ho chiamato e chiamo ironia, dileggio e calunnia, servono davvero a poco“.
Per quanto riguarda invece il lockdown, secondo Bertolaso “quando si è in emergenza bisogna avere il coraggio di decidere e bisogna avere l’autorevolezza per imporre sacrifici. Invece oggi assistiamo in Italia a un patetico scaricabarile tra istituzioni. Il coraggio di prendere decisioni impopolari non c’è“.